Neuerscheinung meines Theodizee-Buches in italienischer Sprache

beim Verlag EffeElle Editori im September 2006
Erste Auflage

Zweite, gekürzte Auflage im Aracne-Verlag




Titelblatt und Rückseite des Buches

Contentuto

Prologo

Un dialogo tra un teista e uno scettico riguardo al problema della teodicea

Rezension




Hier Titel- und Rückseite der italienischen Ausgabe:

GERHARD STREMINGER
La bontà di Dio ed il male del mondo. Il problema della teodicea.
Traduzione di Paolo Malberti
2006, EffeElle Editori S.r.l. - Cento (FE)
ISBN 88-89460-30-X




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a.. La bontà di Dio e il male del mondo: il problema della teodicea - Google Buchsuche-Ergebnisseite:
Gerhard Streminger - 2006 - Philosophy - 498 Seiten
23 b) Fondamentali difficoltà della tradizionale immagine di Dio .................. 26 C. ... 53 Motivazione del punto di vista del comune buon senso . ...
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Contenuto

 

Prologo

I. Introduzione

A. Definizione del problema
B. L'immagine tradizionale di Dio
     a) Il fascino dell'immagine tradizionale di Dio
     b) Fondamentali difficoltà dell'immagine tradizionale di Dio
C. Sofferenze giustificate ed ingiustificate
     a) Re Lear
     b) Cime tempestose
     c) Il punto di vista del comune buon senso
          Quando la sofferenza è giustificata?
          Fondamento del punto di vista del comune buon senso
          Critica I: il pessimismo
          Critica II: il teismo
          Riassunto
D. Il male fisico ed il male morale

II. Supposizioni ponte

Panoramica
A. L'ordine naturale
     a) Il Creatore indifferente
     b) Il Dio nascosto
     c) Riassunto
     d) Cenni storici
B. Il capolavoro di Dio
     a) La sofferenza come contrasto necessario
     b) La sofferenza come opposto necessario
     c) Il Creatore senza scrupoli
C. L'ordine morale del mondo
          Il padre crudele
D. L'uomo libero
     a) La concezione I della libertà
          Esiste la libertà dell'uomo?
          Il mito della libertà di volere
     b) La concezione II della libertà
          La libertà presuppone forse il peccato?
          Precisazione della concezione II della libertà
          Il racconto della Genesi
          Il mito della necessità del peccato
     c) La libertà è assolutamente un bene?
          Il mito del bene supremo della libertà
     d) Riassunto

III. Tentativi di aggiramento

Panoramica
A. La dottrina della privazione
          La realtà della sofferenza
B. Il Dio che soffre
     a) Lo stato delle fonti
     b) Interpretazione delle sacre Scritture
     c) In cosa consiste la buona novella?
     d) L'etica di Gesú
          Il fondamento dei comandamenti
          Il contenuto dei comandamenti
     e) Fatali conseguenze della morale cristiana
          Le ragioni di queste fatali conseguenze
     f) Mistica della sofferenza
     g) Riassunto
C. La bontà divina e la bontà umana
          Demone o Dio?
D. La giustizia compensatrice nell'aldilà
          Una speranza irrazionale

IV. Fede e ragione

A. Un dialogo
B. Ulteriori difficoltà
     a) L'incompatibilità degli attributi di Dio
     b) L'inadeguatezza del criterio
     c) L'impossibilità di dimostrare l'esistenza di Dio
C. La fede e la fiducia in Dio
          Il primato della ragione
D. Il problema del male
     a) Diminuzione attiva della sofferenza
          Sofferenza fisica evitabile
          Sofferenza psichica evitabile
     b) Vivere bene (uno schizzo)
          Morte e tragedia

Epilogo

Riferimenti bibliografici
Registro dei nomi
Registro degli argomenti




Prologo *

Nei paesi con una ricca tradizione teistica nessun altro problema ha agitato lo spirito umano come il seguente dilemma: se esiste un Dio buono, da dove arrivano le malattie, i terremoti e le eruzioni vulcaniche? Se il Creatore del cielo e della terra possiede davvero <tutti gli attributi positivi al massimo grado>, perchè si soffre la fame, perchè avvengono disastri meteorologici ed inondazioni catastrofiche? Se l'universo è governato da LUI, dal Signore della storia, perchè gli uomini devono soffrire le carestie o morire sui campi di battaglia?

Lo stupore filosofico, riguardo alla natura del mondo, comincia per lo piu' col comprendere che essa, proprio a causa delle innumerevoli sofferenze, non dovrebbe assolutamente essere com’è. "Il male morale, il male fisico e la morte, sono ciò che caratterizzano ed accrescono lo stupore filosofico. Non semplicemente che il mondo esista, ma ancora di più che il mondo sia così tribolato, è il punctum pruriens [il punto che prude] della metafisica, il problema che getta l'umanità nella inquietudine ... " (1).

Arthur Schopenhauer, l'autore di questa riflessione, ha così sillabato la parola <Welt> [mondo] : <Weh> [dolore], <Elend> [miseria], <Leid> [sofferenza], <Tod> [morte]. In questo modo ha riassunto concisamente non solo la sua visione pessimistica delle cose, ma ha anche pronunciato una parola profetica. Infatti, nel secolo in cui è vissuto Schopenhauer, questo acronimo potrebbe anche non essere stato così appropriato come nel nostro, con l'esperienza di due guerre mondiali e con delle minacce, che si addensano come nuvole nere sopra di noi. Se si mettesse di fronte agli occhi di un uomo tutte le sofferenze che potrebbero colpirlo, si avrebbe il quadro dell'orrore totale. "Da dove mai, se non da questo nostro mondo reale, Dante ha tratto la materia per il suo Inferno? Eppure ne fece un inferno in piena regola" (2).

Naturalmente al mondo ci sono anche delle cose che potrebbero essere compatibili con l'esistenza di un Dio buono: la bellezza degli eventi naturali, il celeberrimo cielo stellato sopra di noi, l'affascinante mondo degli altri esseri viventi, e le diversissime manifestazioni degli affetti umani. Tuttavia, tutte queste cose positive sembrano spesso rimanere in minoranza, poiché solo poche riescono a destare la felicità. Molto più di frequente è la preoccupazione, ed una sostanziale sensazione di mancanza di significato, ad accompagnare la vita. Sembra proprio che nel progetto divino del mondo non sia previsto che l'uomo sia felice più di tanto. Prima o poi ogni essere vivente muore e diventa cibo per gli altri. Ogni specie animale, se non si adatta prontamente al mutare delle circostanze esterne, è destinata a scomparire, e - a quanto sostengono gli scienziati - ogni forma di vita sarà incenerita dalla tempesta di radiazione solare prima che il sole si spenga. Questo mondo di bisogni, di nascita, di dolore, di invecchiamento, di malattia e di morte, dovrebbe forse essere l'opera di un Essere, che non solo è un padre premuroso, ma anche un giudice giusto? Molti filosofi si sono confrontati con questo interrogativo, e non esiste alcun teologo che non sia stato incalzato da questo problema. Esso, infatti, pone fondamentalmente in discussione ogni tipo di argomento che potrebbe deporre a favore dell'esistenza di Dio (3).

Già nella Bibbia, nel libro di Giobbe, questo problema - l'oggetto del presente lavoro - è stato formulato con grande efficacia. "I malvagi spostano i confini, rubano le greggi e le conducono al pascolo. Portano via l'asino degli orfani, prendono in pegno il bue della vedova. Scacciano i poveri dal loro cammino, e tutti i miseri del paese devono andare a nascondersi. Eccoli, come asini selvatici nel deserto escono per il lavoro; vanno in cerca di cibo nella steppa come pane per i figli. Mietono nel campo non loro; racimolano la vigna del malvagio. Nudi passan la notte, senza panni, non hanno da coprirsi contro il freddo. Dagli scrosci dei monti sono bagnati, per mancanza di rifugi si aggrappano alle rocce. Strappano l’orfano dal seno della madre e prendono in pegno il lattante della poveretta . Ignudi se ne vanno, senza vesti e affamati portano i covoni. Tra le mura dei senzadio frangono le olive, pigiano l'uva e soffrono la sete. Dalla città si alza il gemito dei moribondi e l'anima dei feriti grida aiuto. Ma Dio non si cura affatto di tutto questo" (4).

Intere biblioteche sono state scritte per dare una spiegazione al fatto che Dio si disinteressa completamente della sofferenza delle proprie creature. O forse se ne interessa? Le sacre Scritture dei credenti riflettono con grande lucidità quel caratteristico miscuglio di gioia e di dolore, così tipico della vita umana. Ogni sofferenza viene in esse menzionata nella sua intensità, universalità e frastornante complessità. "A ciascun giorno basta la sua pena" (Matteo 6.34). Tuttavia, nella Bibbia e nel Corano, non si trova alcun chiaro accenno ad una definitiva mancanza di speranza e perplessità. Vi si trova piuttosto una forte tendenza verso una <santa felicità>, che trae la propria origine nel convincimento che l'Onnipotente stia dalla parte d’Israele (più tardi, della comunità cristiana, ed ancora più tardi, di quella islamica). Le sacre Scritture sono la proclamazione e la legittimazione di quello che Dio avrebbe fatto. Persino per i momenti più cupi della vita umana si presuppone l'esistenza di un piano divino. In pratica manca completamente il convincimento, tipico della tragedia greca, che esista un'enorme quantità di sofferenza assolutamente senza senso.

Ma gli svariati tentativi di teologi e di filosofi di dimostrare la supposta bontà di Dio, hanno poi avuto successo? Nel frattempo molti uomini sono diventati scettici e cercano di raccapezzarsi in un mondo senza Dio. E' proprio l'interrogativo sul silenzio di Dio riguardo alla sofferenza del mondo, ciò con cui comincia, per la maggior parte degli uomini, il distacco dalla fede. I credenti possono pure sforzarsi col massimo impegno possibile per trovare una risposta. Tuttavia, nell'ambito di una contesa razionale, gli scettici, gli atei e gli illuministi, sembrano avere la meglio. Mentre per questi ultimi lo scandalo del male, e la quantità della sofferenza, sono diventati un baluardo della loro mancanza di fede, i teologi, e gli uomini che credono in una religione, si trovano di fronte alla sfida di dare finalmente una risposta soddisfacente alla domanda di come ghetto, razzismo, bombe atomiche, Hiroshima, sfruttamento ed intimidazione, possano essere compatibili con la saggezza di Dio. La sofferenza ingiustificata del mondo costituisce quel buco nel patrimonio spirituale, attraverso il quale si perde, sempre più spesso, la fede in un Dio buono. Come Wolfgang Stegmüller giustamente afferma, ogni forma di "contrattacco contro il teismo ... prende lo spunto dal problema del male" (5).

Traduzione: Paolo Malberti


Annotazioni:

* E' per me un piacevole dovere ringraziare il Dr. Josef Buchegger und Bernd A. Bayerl, per alcuni pregevoli suggerimenti. Per le eventuali imprecisioni sono ovviamente io il solo responsabile.

(1) SCHOPENHAUER (WWVb, c. 17, p.201). Gli scritti di Schopenhauer, ed in parte anche quelli di Nietzsche, si contraddistinguono per una puntigliosissima stesura. Pertanto verranno qui citati senza alcuna modifica.

(2) SCHOPENHAUER (WWVa, § 59, p. 406)

(3) "La storia di questa controversia risale perlomeno fino agli Epicurei ... E' praticamente impossibile trovare alcun teologo, o filosofo cristiano, che non si sia preoccupato di sbarazzarsi di questo inquietante interrogativo " (KOLAKOWSKI 1982, p. 15).

(4) Giobbe (24.2-12 m.e.).

(5) STEGMUELLER (1989, p. 465). Cfr. HICK: "Il dato di fatto dell'esistenza del male costituisce la maggiore obiezione alla fede cristiana in un Dio pieno d'amore" (1970, p. IX).




Tratto dal libro, pag. 367 e seguenti. Per la edizione online il "Dialogo" è stato considerevolmente ampliato.

La sofferenza e l'amore di Dio.
Un dialogo tra un teista e uno scettico riguardo al problema della teodicea




R E Z E N S I O N



Quelle: Internet

Gerhard Streminger. La bontà di Dio e il male del mondo: il problema della teodicea (tit. or.: Gottes Güte und die Übel der Welt. Das Theodizeeproblem, Tübingen: Mohr 1992). Effeelle editori 2006, pp. 498, 25,00 €. ISBN 888946030X

Devo ammettere che il mio rapporto con la teodicea è sempre stato abbastanza semplice, forse troppo semplice. In pratica, non ho mai nutrito alcun dubbio che l'incompatibilità concettuale tra un dio onnipotente, onnisciente, sommamente buono e il male del mondo sia, già di primo acchito, la più palese dimostrazione dell'inesistenza di Dio. E già nell'antichità classica vi era chi sosteneva la stessa cosa: Diagora, per esempio, e soprattutto Epicuro. Da tempo la Chiesa cattolica considera una perdita di tempo darsi da fare per risolvere l'irresolubile dilemma: basti ricordare le scialbissime dichiarazioni dell'allora cardinal Ratzinger pubblicate sul n. 2/2000 di MicroMega, oppure constatare come la difesa delle ragioni cristiane sia oggi affidata al calvinista Alvin Plantinga e all'ortodosso Richard Swinburne.
Non nascondo dunque di aver nutrito qualche perplessità, imbattendomi in un tomo di quasi cinquecento pagine. Certo, tutti i testi dedicati alla questione dell'esistenza o dell'inesistenza di Dio riservano il loro bravo spazio all'argomento: ma come poteva essere possibile scavare così tanto sull'argomento? Ebbene sì, il filosofo austriaco Gerhard Streminger c'è riuscito. Ed è riuscito anche a realizzare un libro leggibile, che pur rimanendo un libro di filosofia non contiene mai termini astrusi o indulgenze auto-referenziali. Gli adepti (si spera pochi) del Cacciari-style sono quindi invitati a rivolgersi altrove.
Cosa contengono queste pagine? La sistematica distruzione di ogni tentativo messo in campo dagli apologeti della bontà di Dio per giustificare l'esistenza del male. Il metodo adottato da Streminger è di facile intelligenza: individuate le giustificazioni addotte per tentare di conciliare l'inconciliabile, l'autore esamina l'argomentazione da ogni punto di vista, mettendone in luce la contraddizione intrinseca e rilevandone, infine, l'assoluta inconsistenza concettuale. Giova forse riportare tali otto argomentazioni, in modo che ogni lettore possa rendersi conto di come alcuni credenti non siano affatto rassegnati a questa posizione sulla difensiva a cui li espone la credenza in un dio perfettamente buono:

  • La presenza del male è necessaria per mantenere un mondo ordinato, che è sempre preferibile a un mondo disordinato.
  • La presenza della sofferenza permette di comprendere, per contrasto, che viviamo nel migliore dei mondi possibili.
  • La sofferenza è necessaria affinché si diano comportamenti etici, e un mondo morale è preferibile a un mondo immorale.
  • Dio ha donato la libertà, e a un mondo senza libertà è sempre preferibile un mondo con la libertà, benché vi sia chi ne abusi.
  • Non esiste il male, esiste solo una mancanza di bene.
  • Anche Dio ha sofferto: e se la sofferenza ci accomuna a Dio, soffrire non può essere un male.
  • Dio è buono, ma di una bontà diversa dalla nostra, che sarebbe velleitario cercare di comprendere.
  • Nell'aldilà Dio attuerà una giustizia compensatrice.

Bene, se siete in grado di smontare questi argomenti, non avete bisogno di comprare il libro di Streminger. Se non siete in grado e nemmeno vi interessa, probabilmente siete solo finiti sul sito sbagliato. Se non siete in grado e vi interessa, questo libro fa per voi. E se siete credenti e pensate di trarre profitto dall'elencazione di questi argomenti, sappiate che c'è chi possiede le risposte che li confutano: quindi compratelo, studiatelo, e cercate di far meglio di papa Ratzinger.

Raffaele Carcano
Luglio 2007




Unter der Überschrift "PERCHÉ DIO HA PERMESSO LA TRAGEDIA DI HAITI?" schreibt CORRADO AUGIAS in La Repubblica, 19 gennaio 2010, pag. 48:
Vincenzo Calamia: «Haiti dimostra che Dio non esiste.» ... La Chiesa cattolica risponde citando Giobbe cioè il giusto che Dio mette alla prova con numerose sventure. Il filosofo austriaco Gerhard Streminger nel suo recente "La bontà di Dio e il male del mondo: il problema della Teodicea" esamina, contestandole, molte possibili risposte. Per esempio: «Non esiste il male, esiste solo una mancanza di bene». Oppure: «Anche Dio ha sofferto: e se la sofferenza ci accomuna a Dio, soffrire non può essere un male». Una delle più lancinanti perorazioni contro l' ingiustizia divina è quella di Ivan Karamazov nel romanzo di Dostoevskij.
[Vincenzo Calamia: „Haiti zeigt, dass Gott nicht existiert“ ... Die Antwort der katholischen Kirche ist: Hiob der Gute, den Gott mit grossem Unheil der Prüfung unterzieht. Der österreichische Philosoph Gerhard Streminger prüft in seinem vor kurzem erschienenen Buch "La bontà di Dio e il male del mondo: il problema della Teodicea" viele Antworten und bestreitet sie alle. Z.B. :"Es gibt keine Übel; es gibt nur ein Mangel von Güte", und: "Gott selber hat gelitten; das Leiden verbindet uns mit Gott, deswegen kann es keine Übel sein", u.s.w. In herzzerreißendes Klagen gegen Gottes Unrecht bricht Ivan Karamazov in Dostojevskijs Roman aus ...]




Zweite Auflage

Il buon Dio non esiste
Traduzione ed edizione ridotta
a cura di Paolo Malberti
im Verlag Aracne

Verlagsangaben:
ISBN: 978-88-548-2773-8
Formato: 17 x 24
Pagine: 280
Anno: 2009
Prezzo: 18,00 euro

Queste pagine contengono l’esame e la critica di ogni teodicea, ossia di ogni tentativo, finora fatto dai teisti, di conciliare l’esistenza del male (la sofferenza ingiustificata) nel mondo con la bontà e giustizia di Dio, che (secondo i teisti) lo ha creato. Storicamente sono state presentate nove teodicee: 1. l’ordine naturale del mondo; 2. la bellezza del mondo; 3. la moralità dell’uomo; 4. la libertà dell’uomo; 5. il male è solo mancanza di bene; 6. il Dio che soffre insieme a noi; 7. la mistica della sofferenza; 8. la bontà divina e la bontà umana; 9. la giustizia compensatrice nell’aldilà. Alla luce della critica, di tutte queste teodicee non rimane che un cumulo di macerie. Nessuna di esse, infatti, raggiunge l’obiettivo prefissato. Di fronte al fallimento di ogni teodicea abbiamo fondati motivi per credere che il mondo non sia stato creato da un Dio buono e giusto, e per affermare, di conseguenza, che il buon Dio non esiste.
Gerhard Streminger ha studiato Filosofia e Matematica a Graz, Göttingen, Edimburgo e Oxford. È stato libero docente presso l’Istituto di Filosofia dell’Università di Graz. È editore e traduttore delle opere di David Hume e Adam Smith, di cui ha ricevuto numerosi riconosci-menti internazionali, tra i quali il premio della Fondazione Kellmann per l’Umanesimo e l’Illuminismo nel 2006. Attualmente è membro del consiglio della Fondazione Giordano Bruno. Tra le sue opere principali: David Hume. Una ricerca sui principi della morale (Reclam, 1984); La bontà di Dio e il male del mondo: il problema della teodicea (Mohr Tübingen, 1992 ed EffeElle Cento, 2006) e David Hume. La sua vita e le sue opere (Schöningh Paderborn, 1994).

Indice
7 Prologo
11 Capitolo 1. Introduzione
35 Capitolo 2. Le teodicee
39 Capitolo 3. L’ordine naturale del mondo
53 Capitolo 4. La bellezza del mondo
67 Capitolo 5. La moralità dell’uomo
81 Capitolo 6. La libertà dell’uomo
115 Capitolo 7. Il male è solo mancanza di bene
129 Capitolo 8. Il Dio che soffre insieme a noi
211 Capitolo 8. La mistica della sofferenza
217 Capitolo 10. La bontà divina e la bontà umana
227 Capitolo 11. La giustizia compensatrice nell’aldilà
243 Capitolo 12. Fede e ragione
269 Epilogo
273 Riferimenti bibliografici


Im Internet kündigt UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) die Neuausgabe wie folgt an:

In libreria: “Il buon Dio non esiste”, di Gerhard Streminger Il filosofo tedesco Gerhard Streminger, già autore di La bontà di Dio e il male del mondo: il problema della teodicea, torna ad affrontare il tema della giustizia divina nella sua ultima opera tradotta in Italia, Il buon Dio non esiste (Aracne ed., pp. 280, 18 euro). La tesi di Streminger è che, “alla luce della critica, di tutte le teodicee non rimane che un cumulo di macerie”: e di fronte al loro fallimento, abbiamo dunque “fondati motivi per credere che il mondo non sia stato creato da un Dio buono e giusto, e per affermare, di conseguenza, che il buon Dio non esiste”.


Kaum erschienen, hat das Buch auf der Verlagsseite eine rege Diskussion und Kommentare ausgelöst.